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La storia

I PRIMI ANNI CINQUANTA (1950-54) I parte

I PRIMI ANNI CINQUANTA (1950-54) I parte
...Per correr miglior acque alza le vele … (Purg., I, 1)

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Napoli durante il miracolo economico italiano
...Cortesia e valor dì se dimora ne la nostra città, sì come suole …(Inf., XVI, 67-8)

Si respirava un clima di diffuso ottimismo in Italia negli anni cinquanta, indotto dalle favorevoli condizioni di crescita dell’economia, inizialmente agevolate dai finanziamenti del “Piano Marshall” (l’European Recovery Program): l’espansione del commercio (specie internazionale), la riconversione e lo sviluppo dell’industria, l’incremento dell’occupazione, l’ascesa della produttività stavano determinando il cd. “Boom economico” italiano. Gli investimenti e la disponibilità di nuove risorse creano presto l’effetto di moltiplicare opportunità e prospettive. Napoli è al centro di considerevoli interventi programmatici: il 5 marzo 1950 viene istituita la Cassa per il Mezzogiorno, il 24 luglio il Comune approva una Legge Speciale per la ricostruzione, il 26 settembre, mercé la Legge Aldisio, vengono stanziati 25 miliardi per i senzatetto della città; seguirà un contributo straordinario a favore del Comune di Napoli approvato nel ’54 dal Consiglio dei Ministri. Ciononostante, permangono, irrisolti, numerosi problemi che, sommati agli scompensi di una trasformazione disorganica, provocano diffuso malcontento, acuito dall’instabilità politica nazionale (risalgono all’agosto ’53 le dimissioni dell’ultimo governo De Gasperi); si fa strada così il consenso verso un’amministrazione alternativa: nel ’52 viene eletto Sindaco l’armatore monarchico Achille Lauro, Presidente del Napoli calcio, appena segnalatosi alle cronache per aver acquistato l’attaccante svedese Hasse Jeppson con la faraonica cifra di 105 milioni. Inizia uno dei periodi più controversi della vita cittadina, marcato da opzioni per le quali si vorrà coniare addirittura un nuovo termine, il “laurismo”. Ad esso si riferisce, in modo più o meno esplicito, il film-denunzia di Francesco Rosi del 1963 “Le mani sulla città”.

Ma il 1952 va ricordato per il lutto che accusano la cultura, Napoli, il Paese: il 20 novembre, nella sua casa-biblioteca di Palazzo Filomarino, alla foce dei Decumani, si spegne Benedetto Croce, gigante delle lettere, della filosofia, della storia, della politica, di quanto di più bello l’uomo possa nutrirsi.

...Siamo come nani sulle spalle di giganti (Bernardo di Chartres)


Tra “Via col vento” e “La dolce vita”
...Un mare così basta a far primavera; e subito par che la gioia ritorni a questa vita di rotti giorni, tornata a un punto semplice e intera (D. Valeri, “Bel mare”)

Agli albori degli anni ’50 Elsa Morante rende omaggio alla “Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana”. La magica impressione destata nella scrittrice romana trova riscontro, in quel periodo, in sintomatici episodi quali la riapertura della basilica di Santa Chiara, dello storico Caffé Gambrinus, del Teatro San Ferdinando, della Mostra d’Oltremare, nonché in un ritrovato clima di fiducia e spensieratezza capace di inondare di linfa vitale l’istintiva vivacità intellettuale napoletana.
La Canottieri è cuore pulsante della città, ambiente scelto e rinomato, ritrovo delle migliori forze della società civile. Come negli anni Trenta, gli eventi, sportivi e sociali, si susseguono a ritmo incalzante. Si organizzano eleganti ricevimenti, feste mascherate, serate a tema, la più celebre delle quali resterà “Via col vento”, predisposta da Luigi Autiello il 18 marzo 1952 ed ispirata alla pellicola-affresco di Victor Fleming. Pochi mesi dopo vengono varate, con relativa cerimonia, nuove imbarcazioni di canottaggio. Dal ’50 parte l’annuale ”Ballo di mezza quaresima”, sovente proposto in maschera; l’anno dopo si appresta una cena con spettacolo a mare in onore dei “Giallorossi di Santa Lucia”, i soci iscritti al C.C.N. ai tempi della vecchia sede; nel ’53 il Rally Motonautico, che dalla stagione precedente faceva sosta al Molosiglio, ha il suo sontuoso buffet nelle nostre sale. I festeggiamenti per i 40 anni di vita del C.C.N. prevedono infine regate, premiazioni, mostre fotografiche e culminano in una sfavillante cena il 25 luglio ‘54.
Dopo gli stenti - troppi - della guerra, e le privazioni del dopoguerra, prevale la voglia di evadere, divertirsi; anche a Napoli inizia a prender piede “la dolce vita”. La sera ed ancor più la notte, i saloni del Molosiglio si trasformano in epicentro di mondanità; è il tempo in cui compaiono a mezzanotte le affascinanti Blue Bell francesi, reduci dal loro spettacolo al Teatro Politeama, oppure le soubrette delle Compagnie di Rivista di Wanda Osiris, Macario, e, soprattutto, di Carlo Dapporto: Edmea Lari, la prima donna, Silvana Blasi, reclutata alle Folies Bergeres, la ballerina austriaca Elena Sedlak; spesso al mattino (tardo) tornano sul nostro terrazzo a stendersi al sole, o per avventurarsi in gite in barca, accompagnate volentieri dai soci più galanti. Nel momento dei Night Club, i Circoli partenopei prosperano anche grazie al gioco, baccarat, chemin, poker e quant’altro; il tavolo verde attira personalità come Vittorio De Sica, che nel ’54 gira il film “L’oro di Napoli”, tratto dal libro di Marotta, e dissipa le sue fortune alla Rari Nantes.


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L’epoca dei Maestri
… e qui refulgo / perché mi vinse il lume d’esta stella (Par., IX, 32-3)

Al C.C.N., mentre gli altri sport vivono un momento di stasi, si assiste alla deflagrante esplosione del settore Nuoto e Pallanuoto, propiziata, si è premesso, dalle capacità di Vincenzo Percuoco. Come Vice Presidente Sportivo, memore dei suoi natali rarinantini, asseconda e divulga il fascino avvincente della pallanuoto, lanciata in orbita dalle Olimpiadi londinesi, ne comprende, e magistralmente ne sviluppa, il vasto potenziale nel coinvolgere le masse, specie in una città di mare che adora il gioco con il pallone nelle sue diverse configurazioni. Nel contempo, una visione rigorosa e complessiva dello sport, insita nelle origini e nell’evoluzione del Circolo, custodisce il nuoto, così spiritualmente vicino al canottaggio, come base su cui costruire la persona e l’atleta compiuto. Si privilegia il costante lavoro quotidiano, la ricerca del miglioramento, il sapersi sacrificare per ottenere gli obbiettivi prefissati obbedendo all’assioma secondo cui non può dissociarsi l’’essere’ dal ‘fare’: “allenare prima l’uomo e poi l’atleta” dirà Bubi Dennerlein. In breve la Canottieri conduce una rivoluzione copernicana che muove dalla interdisciplinarietà degli sport acquatici: dapprima laboratorio di ricerca, il C.C.N. diviene scuola di perfezione e, quindi, il più importante centro accademico in Italia per nuoto e pallanuoto; produce la sola dottrina che assumerà autorità storica nel nostro Paese e sarà applicata, per analogia, ad ogni successiva produzione. Da ora in avanti, per mezzo secolo, saranno intuizioni ed elaborazioni dell’ateneo giallorosso a determinare gli scatti in avanti delle due discipline, rendendole moderne a tutti gli effetti.

...vidi ’l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno (Inf., IV, 131-3)

Gli atleti principali di questi anni sono Alfonso Buonocore, i fratelli Costantino e Federico Dennerlein, Maurizio e Luigi Mannelli, ovvero una totale di nove partecipazioni olimpiche tra il ‘52 e il ’64. Questa prima autoctona fioritura di talenti, attratti dall’atmosfera del Circolo e forgiati secondo i suoi antichi costumi, è accompagnata dall’arrivo al Molosiglio di Maestri dell’insegnamento con i quali pianificare lo sviluppo globale: nella pallanuoto si succedono Gildo Arena, Marijan Stipetic, Bandy Zolyomy, Vittorio Sosti, Cesare Rubini e Ivo Kurtini; nel nuoto Branko Zizek, Paolo Jodice, Guido Ambron, Enzo Fusco (che, dopo un’ampia parentesi, ritornerà nel ‘77); a loro sopravvengono i fratelli Dennerlein, prima Bubi e poi Fritz, passati da eroi delle corsie a principi del bordo vasca: modificano la concezione delle discipline acquatiche, determinando l’età dell’oro del C.C.N. e, in generale, dei Circoli marinari che ad esso si ispirano; da responsabili tecnici dell’Italia completeranno nove Olimpiadi in due, e dall’83 all’87 guideranno, in contemporanea, l’uno la Nazionale di Nuoto, l’altro quella di Pallanuoto. Per la Canottieri, infine, un ventennio ed oltre, si identificherà con un unico astro: sarà definitivamente l’era di Fritz Dennerlein, il massimo personaggio che nuoto e pallanuoto italiana abbiano avuto nel XX secolo; con la sua tragica fine, il 3 ottobre ’92 si interrompe la teogonia giallorossa.
Le imprese e gli insegnamenti dei grandi di quest’epoca trascendono dunque un singolo periodo, diversi ne abbracciano e determinano i successivi, distendendosi sul più vasto orizzonte della storia; hanno trasmesso un’eredità di valori, raccolta dalle generazioni maturate sotto le direttive di quei sommi; i loro allievi, in seguito, hanno formato, secondo i principi ricevuti, altri giovani campioni in un lungo filo unitario che lega tutto lo svolgersi del nuoto e della pallanuoto giallorossa.


1950 - I sessanta secondi di Fofò
...If you can fill the unforgiving minute with sixty seconds’ worth of distance run (R. Kipling, “If”)

In campo agonistico, il decennio si apre con il primo memorabile acuto natatorio, legato alla classe di Alfonso Buonocore, che il 10 giugno del ’50, proprio al Molosiglio, durante l’incontro internazionale Italia-Austria 4, stabilisce i record italiani su 100 e 200 stile con 1’00”00 e 2’16”4. Il primo è particolarmente emblematico: erano trascorsi ormai 28 anni da quando Johnny Weissmuller “segnò li suoi riguardi”, scendendo sotto il minuto sulla doppia vasca, ed ormai anche in Italia il fatidico traguardo sembrava avvicinarsi. Era, anzi, una questione di giorni, una corsa tra due napoletani: Buonocore è il primo a fermare il crono sui sessanta secondi netti, tre mesi dopo Carlo Pedersoli (il futuro Bud Spencer cinematografico) abbatte il fatidico muro. Farà altrettanto il nostro Fofò (59”7, 58”6), e pur se negli annali il suo rimarrà il record dei sessanta secondi, non può dimenticarsi come abbia concorso in maniera decisiva a trasportarci “ne l’alto passo”.

...quanto aspetto regale ancor ritiene ! (Inf., XVIII, 85)

Alfonso Buonocore, per tutti “Fofò”, è una vera icona della Canottieri, di cui ha attraversato tutte le vicende dagli anni ’40 ad oggi, come atleta e dirigente, connotando ogni sua azione da mirabili doti di entusiasmo, competenza, attaccamento ai colori sociali. In gioventù era stato anche brioso protagonista della vita brillante partenopea, ed ora, affermato Commercialista, resta tra i più popolari, rappresentativi ed ammirati personaggi della città, tanto che i quotidiani “Il Mattino” e “la Repubblica” gli hanno dedicato, negli ultimi tempi, articoli di intere pagine 5. Campione d’Italia di Nuoto e Pallanuoto, Stella d’argento al merito sportivo, Consigliere al Nuoto, “Socio benemerito”, Presidente del Collegio dei Revisori, ha dato tutto sé stesso al Circolo, di cui era divenuto socio a 14 anni. La sua velocità in acqua resta leggendaria, anche se nei 100 stile, incappato in Pedersoli, si è dovuto accontentare della piazza d’onore agli Italiani nel ’51, ‘52, ‘53, ‘54 (per soli 4 decimi) e ’56. Nel ’51 ha colto l’argento anche sui 200 davanti a Gildo Arena, mentre nel ’49 era stato bronzo sui 400. Si è rifatto nelle staffette (4 x 200, 4 x 100 stile e mista), con le quali è salito sul gradino più alto del podio per 11 volte tra il ’51 ed il ’60, ed ha regalato altri 3 argenti alla collezione. E’ tra i pochi a potersi vantare di aver partecipato a due Olimpiadi in diverse discipline, selezionato per Helsinki ’52 nel nuoto, per Melboune ’56 nella pallanuoto, l’altra sua passione: ha conquistato due scudetti con la Canottieri, nel ’51 e ’58, ha vinto i Giochi del Mediterraneo ed a fine carriera, nel ’66, ha spalancato Posillipo le porte della serie A. Né bisogna dimenticare che è stato il padre del movimento del Nuoto Master in Italia: amato e rispettato in ogni dove, i Meeting si trasformano per lui in una passerella, le gare in esibizioni. Raramente come nel suo caso l’adesione all’equazione gioia-sport-vita è stata così genuina e onnicomprensiva. Anche il figlio Fabrizio ha preso parte ai Giochi Olimpici, ad Atene 2004, con la Nazionale di pallanuoto. Per chiudere, lasciamo la parola al suo amico-rivale Pedersoli: “Ho sempre ritenuto Fofò un gran signore, oltre che un amico e un avversario leale. Un vero nobile partenopeo” 5.


L’ascesa del Nuoto
...Da molte stelle mi vien questa luce (Par., XXV, 70)

Agli inizi degli anni ’50 la Canottieri sceglie come allenatore del nuoto Branko Zizek, eccellente anche come pallanuotista. Nativo di Lubiana, durante l’occupazione bellica di Slovenia e Dalmazia era stato portato in Italia con un gruppo di cinque atleti (tra cui Ivo Kurtini) dei quali si prospettava la naturalizzazione. Trasferitosi nel ’42 a Torino, aveva appena vinto i 400 stile agli Assoluti con il nome italianizzato di Franco Zizechi che il secondo conflitto mondiale aveva arrestato ogni attività. L’aneddottica vuole che nel maggio ’45, finita la guerra, si incroci in Galleria a Milano con l’allenatore della Nazionale di nuoto Umberto Usmiani, fiumano: questi aveva aderito alla Repubblica di Salò, mentre Zizek aveva risalito la Penisola con le truppe anglo-americane; ne nasce un violento alterco, descritto dal giornalista Aronne Anghileri nel suo libro “Alla ricerca del nuoto perduto” 6 ; secondo l’autore “Le conseguenze si trascineranno per anni, la Federazione Nuoto di cui Usmiani diviene membro importante [Vice Presidente, ndr] non riconoscerà mai i primati italiani dei 400 e della staffetta 4 x 200 stabiliti da Zizek”. Di certo, il nostro è costretto a gareggiare da apolide, dominando per un decennio le competizioni in acque libere. Gli si deve, tra l’altro, l’introduzione dei costumi da gara con nuovi tessuti. Quando lascia Napoli per vincere uno scudetto con Rubini a Roma nella pallanuoto e diventare coach all’Aniene, la Canottieri punta prima su Ivo Zabberoni, fratello di Enzo, allenatore della Florentia, quindi sulla supervisione di Paolo Jodice: mezzofondista di razza 7, Professore di educazione fisica al Liceo classico Umberto I, dove selezionava molti ragazzi da avviare all’agonismo, Stella d’oro al merito sportivo, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, è il primo in Italia ad inserire in maniera sistematica esercizi di atletica e ginnastica ‘a secco’ nella preparazione di nuotatori, pallanuotisti, canottieri. Dopo l’esperienza al C.C.N., dal ’53 si dedicherà all’atletica leggera per seguire l’olimpionica napoletana Gilda Iannaccone, senza tuttavia abbandonare gli scontri delle piscine: nel ’55 a Salerno è giudice ai Campionati Societari quando crolla una tribuna provvisoria, fortunatamente senza vittime; per il suo valoroso prodigarsi nei soccorsi riceverà i pubblici encomi. D’altronde, durante la guerra, aveva meritato due Croci per l’aiuto prestato ai compagni.

...E come in fiamma favilla si vede e come in voce voce si discerne (Par., VIII, 16-7)

Il 15 e 16 settembre ‘51 si disputano al Molosiglio i Campionati italiani di Nuoto, che segnano l’inizio dei trionfi delle famose staffette giallorosse. All’epoca era contemplata una sola sfida di squadra, la 4 x 200 stile, istituita nel 1919, ancor oggi reputata tradizionale saggio di verifica della profondità di una compagine. Ebbene, trascinata dal pubblico amico, la Canottieri non si limita a vincere il titolo ed abbassare il primato italiano col quartetto titolare, ma piazza anche al terzo posto la formazione “B”. Bronzo, nella circostanza, anche per la 3 x 100 “artistica”, antesignana della 4 x 100 mista 8. L’affermazione del ’51 costituisce soltanto un punto di partenza: la 4 x 200 stile targata C.C.N. conquista l’oro nei tre anni successivi e complessivamente, dal ’51 al ’69, vince in dodici occasioni, con 5 record italiani, quattro volte è argento, una bronzo 1. Vedremo poi che la 4 x 100 mista conquisterà il titolo dal ’58 al ’62 stabilendo in ogni occasione il primato nazionale.

1 Le celebri 4 x 200 stile vittoriose ai Campionati Italiani.
1951: Gildo Arena, Fofò Buonocore, Bubi Dennerlein, Maurizio Mannelli. R.I. 9’34”4
1952 Gildo Arena, Fofò Buonocore, Bubi Dennerlein, Maurizio Mannelli
1953: Bubi Dennerlein, Maurizio Mannelli, Fofò Buonocore, Fritz Dennerlein
1954: Fofò Buonocore, Franco Manaco, Bubi Dennerlein, Fritz Dennerlein
1956: Fofò Buonocore, Luigi Mannelli, Bubi Dennrelein, Fritz Dennerlein. R.I. 9’20”9
1960: Fofò Buonocore, Osvaldo De Falco, Giampiero Fossati, Fritz Dennerlein
1961: Giovanni Orlando, Osvaldo De Falco, Giampiero Fossati, Fritz Dennerlein. R.I. 8’45”2
1962: Osvaldo De Falco, Giampiero Fossati, Dario Monizio, Giovanni Orlando
1963: Giovanni Orlando, Giampiero Fossati, Osvaldo De Falco, Fritz Dennerlein. R.I. 8’40”3
1966: Giovanni Orlando, Vittorio Brunelli, Riccardo Siniscalco, Antonio Attanasio
1967: Giovanni Orlando, Giampiero Fossati, Vittorio Brunelli, Riccardo Siniscalco. R.I. 8’30”5
1969: Bernardino Greco, Antonio Attanasio, Massimo De Cresenzo, Riccardo Siniscalco

Le altre medaglie:della 4 x 200 stile:
1951, squadra “B”, bronzo: Luca Fiorentino, Alfonso Picone, Corona, Fritz Dennerlein
1957, argento: Fofò Buonocore, Vigilanti, Bubi Dennerlein, Ftitz Dennerlein
1958, bronzo: Fritz Dennerlein, Bubi Dennerlein, Luigi Mannelli, Fofò Buonocore
1964, argento: Fritz Dennerlein, Giampiero Fossati, Gianfranco Calvetti, Giovanni Orlando
1965, argento: Giovanni Orlando, Giampiero Fossati, Gianfranco Calvetti, Riccardo Siniscalco
1968, argento: Riccardo Siniscalco, Giampiero Fossati,Massimo De Crescenzo, Antonio Attanasio

Forte di una simile qualità, l’ascesa del nuoto si riverbera subito in un altro ambito Trofeo, il Campionato Italiano di Società, al pari della “Coppa Montù” di Canottaggio affidabile test sulla validità di una scuola per l’ampiezza della formula, prevista per la partecipazione di seniores (assoluti) e allievi. Nel ’50 il C.C.N. si impone in serie B 2, nell’agosto ’51 a Genova è secondo dietro la Triestina solo “per un errato schieramento nella staffetta” 9, nel ’52 a Roma-Castelfusano (piscina Kursaal) e nel ‘53, con prestigiosa doppietta, si appropria del titolo assoluto. Componenti del team sono Fofò Buonocore e Luca Fiorentino per la velocità stile, e Bubi Dennerlein e Giuseppe Volpe per il mezzofondo, Enzo Fusco per la rana, Gildo Arena e Mario Monte a dorso, Franco Russo e Franco Cannavale a farfalla; nella giovanile troviamo Lello Franco e Mario De Vita (100 stile), Fritz Dennerlein, Luigi Mannelli, Francesco Maddalena, Sergio Camera (400 stile), Vittorio Staiano (dorso), Antonio Gison (rana) e Gaetano Fiorentino (farfalla). Del gruppo ricordiamo qui l’Ingegnere Sergio Camera ed il Notaio Francesco Maddalena, nostri soci tra i più distinti e signorili, e Mario Monte: bronzo nella staffetta 3 x 100 artistica del ’51 (con Monaco e Corona) e nei 100 dorso agli Italiani del ’53, in quella stessa annata Monte prevale sul grande Giuseppe D’Altrui nella prima gara di nuoto pinnato, 3 km a mare; si narra che d’inverno, per potersi allenare, si tuffasse nelle acque temperate del Lago D’Averno.
Aveva spesso funzioni di segretario o accompagnatore delle varie squadre Gegé Maisto, che sarà giornalista e arbitro di pallanuoto, amico di Concetto Lo Bello.

2 Nella squadra di nuoto che vince i Societari di Serie B compaiono Alfonso Buonocore, Bubi Dennerlein, Gianfranco Pandolfini, Maurizio Mannelli, Franco Monaco, Enzo Fusco, Alfonso Picone, Amerigo De Rogatis, Guido De Luca e Cuomo. Nel ’51 a Genova vi erano: Gildo Arena e Franco Monaco nei 100 sl, Bubi Dennerlein e Marijan Stipetic nei 400 sl, Mario Monte e Fofò Buonocore nei 100 dorso, Maurizio Mannelli e Corona nei 200 rana; per gli Allievi:Luca Fiorentino e Alfonso Picone nei 100 sl, Fritz Dennerlein e Francesco Maddalena nei 400 sl, Vittorio Staiano e Perretti nei 100 dorso, Gaetano Fiorentino e G. Canale nei 200 rana.

Tra i mille episodi tramandati sui Campionati Societari, ne racconta uno gustoso il Prof. Enzo Fusco, ricordando la sua giovinezza 10. La mattina in cui bisognava prendere il treno per Bologna, sede della competizione, ci si accorge alla Canottieri che non era stato avvisato un promettente ragazzino, Bubi Dennerlein, il quale, abitando a Vico Equense, passava per il Circolo solo un giorno alla settimana. Non potendo contattarlo telefonicamente, Fusco si incarica di andarlo a prelevare, e lo trova, naturalmente, a mare intento nell’allenamento; lo raggiunge, gli spiega l’urgenza, i due risalgono in spiaggia, trafelati e bagnati prendono la Circumvesuviana ed arrivano alla stazione centrale dove i compagni avevano ritardato la partenza del convoglio con tutti i mezzi dell’estro partenopeo, simulando malori, innescando l’allarme, aprendo le portiere.


1951 - Il primo scudetto della pallanuoto
...vidi più fulgor vivi e vincenti (Par., X, 64)

Al C.C.N., la pallanuoto assume subito una sua precisa fisionomia, in linea con i ‘mores maiorum’. Anche nei periodi iniziali, gli esempi esterni si riducono a mero spunto, sicché l’atteggiamento di “oppositio in imitando” fa recepire solo gli altrui contributi positivi, ai quali l’Ing. Percuoco mescolerà, come vedremo, un sano pragmatismo.
Per proiettare la società giallorossa ai vertici nazionali, nel 1950 la dirigenza fa venire dalla Florentia, Campione d’Italia nel ’48 e rivale della Rara Nantes, Gianfranco Pandolfini, che assume l’incarico di giocatore-allenatore; oro agli Europei di Montecarlo ed alle Olimpiadi di Londra, aveva la reputazione di duro ed era conosciuto col nome di battaglia di “Kiri”. Il C.C.N. termina terzo dietro la fortissima Rari e la Lazio 3. Ad agosto Kiri Pandolfini, Maurizio Mannelli ed il portiere Renato Traiola sono convocati in Nazionale per gli Europei di Vienna, kermesse in cui Fofò Buonocore è ultimo frazionista (dopo Pedersoli, Manetti e Brunelleschi) della 4 x 200 che si classifica quarta.

3 La formazione giallorossa è composta da Traiola, Monaco, Greco, Cannavale o Buonocore, Mannelli, Pandolfini, Morelli, riserve Mimmo Ferrazzani e Giulio De Filippis

In conseguenza degli incidenti occorsi nella gara con la Svezia durante la rassegna continentale, il Congresso FIN del gennaio ’51 adotta la decisione draconiana di radiare Pandolfini, pena commutata in squalifica annuale. A questo punto, rientrato Kiri a Firenze 11, Percuoco compie un prodigio di audacia diplomatica e con un clamoroso colpo di mano ingaggia come allenatore-giocatore, strappandolo alla Rari Nantes, nientemeno che Gildo Arena, convinto, si dice, con una Fiat 500 ed un premio di 500mila lire; ufficialmente, si sostiene che “Nessun onere finanziario si è accollato il Circolo del Molosiglio per tale acquisto, ma per l’interessamento del Presidente Comm. Cutolo è stato assicurato all’Arena una duratura e dignitosa sistemazione di lavoro” 12. Certo, il trasferimento fa scalpore e genera il primo grande dissidio tra Circoli napoletani, ma paga subito i suoi dividendi. Se del nuovo acquisto, dei suoi exploit con Club e Nazionale, abbiamo detto in precedenza, possiamo aggiungere che Bandy Zolyomy aveva portato con sé a Budapest quel precoce tredicenne “mezzo ragazzo e mezzo delfino” per forgiarlo tra gli assi ungheresi, proprio lui che a Londra avrebbe eliminato i favoriti Magiari con uno dei più bei gol della storia della pallanuoto; ancor meno noto è che Arena, negli anni ’40, aveva vinto 100 e 200 stile agli Italiani. Una volta passato alla Canottieri, coadiuvato da Giulio De Filippis, gli viene naturale sperimentare un modulo in grado di sfruttare le virtù natatorie sue e dei compagni; lo chiama “Arenema”: dà la possibilità ai difensori di sganciarsi per creare il sovrannumero, confidando nelle loro doti di recupero; lui poi, al centro di ogni schema, finalizza con le sue trovate. L’idea sorprende, si attaglia perfettamente alle caratteristiche del gruppo, propizia il primo scudetto della storia giallorossa ed una significativa variante degli schemi tattici del tempo. In realtà, nascosti dietro l’altisonante nome di Gildo Arena, assieme alla multiforme abilità di Maurizio Mannelli e Fofò Buonocore, si celavano altri segreti in una squadra che registrò la miglior difesa ed il miglior attacco del Torneo; si scoprono rieleggendo la formazione. Tra i pali si stagliava Renato Traiola. Nato vicino Cuneo, aveva un fisico da corazziere (1,95 di altezza) scolpito dal suo primo amore, il canottaggio: con la yole ad otto giallorossa aveva vinto il Campionato Italiano nel ’47, la Coppa del Tirreno per outrigger nel ‘46 e ‘47. Si era avvicinato alla pallanuoto per caso, chiamato a mare dagli amici quando rientrava dagli allenamenti remieri. Stupiva per intuito e, soprattutto, per l’incommensurabile apertura alare; come Pasquale Buonocore era forte e buono, solido e allegro. Vincerà la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Helsinki ’52; di ritorno, laureatosi in Ingegneria, lascerà l’agonismo per dedicarsi alla professione. In difesa Franco Monaco non la faceva buona a nessuno 13: detto “Coppi” per la rassomiglianza con “L’Airone” piemontese, trovava un avversario per ogni sbuffo del suo impetuoso carattere; fin dalla serie B era rispettato come il “Gran Capitano”. Ottimo nuotatore, nel ’50 aveva vinto i 100 stile agli Italiani juniores, l’anno dopo aveva ghermito il bronzo agli Assoluti con la staffetta 3 x 100 artistica; venne anche convocato in azzurro tra il ’50 e il ‘53. Mentre Nino Greco, futuro notaio con una presenza in Nazionale “B”, rispettava con diligenza compiti di copertura, il dinamico Franco Cannavale (iridato con la 4 x 100 stile nel ‘55) sapeva chiudere e riproporsi con prontezza ed acume. Il centroboa Maurizio Morelli, “o’ gatto”, non aveva necessità di muoversi troppo; faceva sempre sentire la sua presenza, cui univa movimenti felpati e sensibilità sulla palla; passato per la Nazionale nel ’50 e ’51, avrà la gioia di vedere in prima squadra il figlio Mario. L’”unsung hero”, però, veniva da lontano: ad inizio anno Marijan Stipetic, nuotatore e pallanuotista di eccezione, recordman europeo sui 1.500 stile, aveva chiesto asilo politico dalla Jugoslavia. “Bibi” sarà radiato dalla sua Federazione e, di conseguenza, da FINA e FIN; la Canottieri, sempre recettiva verso “quei c’hanno a giustizia lor disiro”, lo accoglie egualmente, lo schiera prima del bando, indi gli attribuisce il ruolo di tecnico; sobrio, serio e taciturno, era il collante del team, indispensabile “all-round”.

...Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naugrafar m’è dolce in questo mare (G. Leopardi,” L’Infinito”)

Con l’affermazione giallorossa del ’51, Napoli si fregia del terzo scudetto consecutivo e si propone come forza egemone della pallanuoto italiana. Al Molosiglio, invero, ti sentivi al centro del mondo: le partite erano eventi mondani in scena la sera d’estate sotto i riflettori, davanti a una folla numerosa, che alla biglietteria doveva far la fila. Poi, dopo la sirena, tutti al Circolo, atleti e dirigenti, compagni e avversari, tifosi e tifose; se quella sera nei saloni non c’era nulla in calendario, si andava, con i colleghi del canottaggio, direttamente ai locali del lungomare; sul cammino tanti amici, tanti personaggi appena usciti da teatri, ristoranti, cinematografi, perché allora, senza televisione, si usciva in strada per incontrarsi. Che atmosfera prima che inventassero le piscine ! La luce dei fari, che, quasi quasi, riuscivi a toccare quando inondava il campo e colorava il mare, pareva si potesse portare appresso e non si spegnesse più per tutta la notte.


NOTE
4 Speaker ufficiale della Manifestazione era Salvatore Maffei, giornalista, attuale Presidente dell’Emeroteca Tucci, istituzione tanto preziosa quanto misconosciuta della nostra città. Maffei, dotato tuttora di prodigiosa memoria, annunziò subito al pubblico i record stabiliti nella circostanza da Fofò.
5 Cfr. “Il Mattino” del 7.12.2003, articoli a pag. 43 di Pietro Gargano e Gegé Maisto, dal quale ultimo sono tratte le parole di Pedersoli; “la Repubblica” del 17.07.2011, articolo su due pagine (22 e 23) di Marco Caiazzo.
6 ”Alla ricerca del nuoto perduto”, SEP Editrice, 2002, Vol. 1, pag. 253.
7 Da giovane Paolo Jodice sfiorò la convocazione nella 4 x 400 per le Olimpiadi di Parigi ’24, Amsterdam ’28 e Los Angeles ’32: per dedicarsi a quest’ultimo sforzo sospese anche i suoi studi presso la Scuola Superiore di Educazione Ginnico-sportiva istituita alla fine degli anni ’20 alla Fernesina. Gli resta l’argento nei 400 piani alle Universiadi di Roma ’27. Nel’54 scrisse il libro “La preparazione ginnico-atletica del canottiere” (Ed. Hermes, Napoli 1954).
8 Non possiamo dimenticare le staffette 4 x 100 che vinsero il Campionato Italiano allievi dal ’50 al ‘52: la prima formazione era composta da Alfonso Picone, Luca Fiorentino, Carmine De Luca e Vittorio Bancale, la seconda (Sestri Levante) da Fritz Dennerlein, Luca Fiorentino, Alfonso Picone e Guglielmo Sciarelli, la terza da Franco Russo, Luca Fiorentino, Guido De Luca e Fritz Dennerlein.
9 Su “La Gazzetta dello sport” dell’8 settembre 1952 si spiega: “Il titolo di società lo scorso anno non fu della Canottieri Napoli per un errato schieramento nella staffetta”. Analogo il commento apparso sulla rosea i due giorni prima.
10 Il lungo pezzo autobiografico venne pubblicato nell’ottobre 1981 dalla rivista “Il mondo del nuoto”, e ripubblicato nel 2009 nel pamphlet ”Il ricordo di Enzo Fusco” a cura dello Sporting Club Nuoto Napoli.
11 Pandolfini tornerà in acqua con la Florentia senza più vincere il titolo, sfiorato con un secondo posto nel ’53, quando all’ultima giornata, nel match decisivo, i toscani vennero battuti dal Camogli.
12 Così su “Il Mattino” del 18 gennaio 1951.
13 Nel presentare il Torneo del ’51 sul quotidiano “Il Mattino”, si elogia Franco Monaco, definito però troppo falloso perché legato al principio del “fermare l’avversario a tutti i costi”.


A cura di Gian Nicola De Simone

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